Domani, 12 ottobre, non c’è solo l’anniversario della scoperta dell’America ma anche e soprattutto una grande manifestazione unitaria, civile e politica, a Roma, per difendere la Costituzione repubblicana. Essa è nata nel secondo dopo-guerra da un accordo tra partiti e comune sentire dell’opinione pubblica uscita da una guerra mondiale persa e da una tremenda guerra civile. Adesso si tratta di uscire da una “pace incivile” (tra partiti, schieramenti ed elettori da “tifo calcistico”) che ha ridotto l’Italia in queste condizioni. Difendere la Costituzione significa preservarne buy branded viagra online il senso e il significato, e soprattutto spingere ad applicarla dall’articolo 1 sul lavoro. Che non c’è. Perché i soldi finiscono all’estero o nelle banche, benedetti da un’Europa comune fondata solo sull’unione monetaria.
Questa Costituzione non è “vecchia”, bensì bellissima e non rispettata né messa in pratica. A partire dalla politica che si è demandata totalmente al Presidente della Repubblica per “manifesta incapacità post-elettorale”: non è una Repubblica simil-presidenziale quella prevista dalla Carta. Questo vuol dire che tale Costituzione è intoccabile, non migliorabile, non aggiornabile ecc., ossia una natura morta? Tutt’altro. Ma davvero c’è qualcuno che pensa che gli stessi che ci hanno ridotto così, da destra e da sinistra, dal centro e dalle periferie, da sopra e da sotto, cioè i figli e i nipoti attuali dei Padri Costituenti, siano in grado né vogliano davvero migliorare un denominatore comune per tutti gli italiani che è ancora idea, ideale e monito per tutte le “persone” (concetto centrale della Costituzione) di buona volontà? Accorrete numerosi, ne vale la pena…
(Oliviero Beha)